Uva di origine bordolese, dove ha la sua massima espressione nell’area di Pomerol. È l’uva rossa più coltivata in Friuli, da quando venne introdotta, nel 1880, dal senatore Pecile e dal conte di Brazzà. La sua diffusione fu repentina se già, nel 1886, il conte Savorgnan di Brazzà otteneva la medaglia d’oro a Cividale, dove lo presentò per la prima volta. Questa uva si è perfettamente adattata ai nostri microclimi e terreni, tanto che i vini che si ottengono si esprimono ad altissimi livelli di qualità e carattere.
1398. Il vino dei Benedettini aveva fama di medicamentoso, se è vero che “Francesco di Carrara chiese nel 1398 alla Signoria di Venezia di poter condurre dal Friuli a Padova sulle acque e porti veneziani venti botti di vino Pignòlo per uso e salute sua, perché così gli avevano consigliato i medici.
La Signoria concesse naturalmente l’esenzione dai dazi e dalle gabelle” (Arch. di Stato, Venezia, Senato misti, tomo 44, c 37 v.).
1930. Il prof. Dalmasso, su una scheda di degustazione di un Pignolo prodotto nel 1930 (è Guido Poggi, autore dell’Atlante Ampelografico delle varietà friulane, a raccontarcelo), annotò: “Tipo singolare di vino: di lusso?”. Sì: aveva colpito nel segno: Pignolo vino di lusso, ma ci sarebbero voluti moltissimi anni per dimostrarlo.
1978. Chi scrive, prese in affitto, assieme a Manlio Collavini, gli antichi vigneti dell’Abbazia di Rosazzo, culla di questo vino durante il lungo periodo di reggenza dei Benedettini (1091-1423). Tra le vigne abbandonate trovò solo due viti di Pignolo e da quelle ripartì.
1984. Fu la prima vendemmia. Vinificò quel vino come grande rosso da invecchiamento.
La bontà dell’intuizione fu confermata anni dopo, nel 2000, quando – in una degustazione assieme a Luigi Veronelli, che per primo ne parlò – la migliore annata risultò essere quella del 1985. Nel novembre 2015 furono assaggiate le annate 1985, 1986, 1987 e 1999: ancora superbe. Quella del 1999 fu giudicata in grado di arrivare, in ottime condizione, al 2030!
2014. Nasce Nero Magis.
2015. Nasce il Nero Magis Riserva. Entrambi hanno la stessa “anima”: il Pignolo.